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VICENZA: NEL 2022 SCOPERTI 28 CASI DI BANCAROTTA FRAUDOLENTA E DENUNCIATI 47 RESPONSABILI. SOTTRATTI ILLECITAMENTE BENI E VALORI SOCIETARI PER OLTRE 5,5 MILIONI DI EURO. SEQUESTRATI BENI PER 1,5 MILIONI ED ESEGUITA UNA MISURA CAUTELARE DEGLI ARRESTI DOMICILIARI.

Nella trascorsa annualità l’attività investigativa della Guardia di Finanza di Vicenza nel contrasto ai reati
economici, ha consentito di far emergere, in controtendenza rispetto al calo nel 2021 delle procedure fallimentari rilevato presso il Tribunale di Vicenza (-17%) , 28 casi di bancarotta fraudolenta, con la conseguente denuncia di 47 soggetti ritenuti responsabili, di cui uno attinto da misura cautelare personale (arresti domiciliari).
In tale contesto, l’azione delle Fiamme Gialle beriche, sotto lo stretto coordinamento della Procura della
Repubblica di Vicenza, è stata concentrata verso le condotte fraudolente perpetrate dagli amministratori di 28
società, che hanno distratto oltre 5,5 milioni di euro in beni e valori in danno dei propri creditori (principalmente
dipendenti, fornitori ed Erario), portando in decozione le aziende e così inquinando l’economia provinciale.
Le imprese coinvolte avevano sede un po’ in tutta la provincia berica: non solo, infatti, Vicenza, Bassano del Grappa, Arzignano, Thiene, Noventa Vicentina, ma anche Lonigo, Barbarano Mossano, Creazzo, Brogliano, Rosà, Bolzano Vicentino, Chiuppano, Grumolo delle Abadesse, Camisano Vicentino, Monte di Malo.Diversificati, altresì, i settori economici interessati: dall’abbigliamento e tessuti, al commercio di orologi e gioielleria, all’impiantistica, alla produzione e commercializzazione di prodotti chimici, al commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, nonché all’alimentare, al trasporto merci su strada e all’immobiliare.
Le investigazioni eseguite dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Vicenza e dai colleghi dei
Reparti territoriali hanno consentito di ricostruire l’illecita operatività di decine tra amministratori di diritto e “di
fatto”, a vario titolo coinvolti nel dissesto delle società oggetto di approfondimenti, nonché nel depauperamento
delle risorse destinate al ceto creditorio.
In particolare, le investigazioni hanno permesso di appurare, fra le principali condotte illecite, quelle di
imprenditori decotti che, al fine di spogliare le società dei principali asset aziendali, hanno messo in atto “artifici distrattivi” (c.d. bancarotta “patrimoniale”), consistiti, principalmente, nella cessione di impianti e attrezzature a beneficio di imprese agli stessi riconducibili; oppure, hanno fatto ricorso a operazioni straordinarie quali la cessione di ramo d’azienda ovvero, più semplicemente, hanno proceduto con il sistematico svuotamento indebito di conti correnti e disponibilità finanziarie riconducili all’azienda.
In altri casi sono state accertate condotte di sottrazione, distruzione e falsificazione delle scritture contabili, in
modo tale da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio (c.d. bancarotta “documentale”) ovvero sono
stati effettuati pagamenti o simulati titoli di prelazione a favore di specifici creditori, in danno di tutti gli altri
(c.d. bancarotta “preferenziale”).
In totale, sono state ricostruite operazioni di distrazione per oltre 5,5 milioni di euro di risorse e beni non
confluite ai reali destinatari, in ragione dei quali, allo stato, la Procura della Repubblica di Vicenza ha chiesto e
ottenuto dal competente Ufficio del G.I.P. sequestri per circa 1,5 milioni di euro, nonché la misura cautelare
degli arresti domiciliari nei confronti di un amministratore di cinque società immobiliari di Altavilla Vicentina.
A fare da contorno alle condotte fallimentari disvelate, non sono mancati i connessi reati ai danni dell’Erario: sono stati, infatti, segnalati alla Procura della Repubblica, 6 amministratori per aver omesso di pagare al Fisco quasi 3 milioni di euro.
L’impegno dei finanzieri nel garantire la difesa delle imprese “sane” dalla commissione di gravi reati economici,
particolarmente dannosi per il sistema produttivo legale (vero volano dell’economia del Paese), è testimonianza
della sempre più marcata connotazione sociale che la funzione di Polizia economico-finanziaria del Corpo
assume nella tutela del funzionamento delle regole di libero mercato e libera concorrenza; contrastare, infatti, la
commissione di reati fallimentari, significa impedire l’arricchimento indebito di quanti distraggono gli asset sani
da una società in decozione a proprio vantaggio e a danno dei creditori delle società, tra i quali anche l’Erario.

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