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Sentorisi Sentobisi: quando Stra si racconta con un piatto

A Stra, nel cuore pulsante della Riviera del Brenta, c’è un profumo che sa di maggio, di broli assolati e cucine che tramandano. È il profumo di risi e bisi, un piatto che più di ogni altro racchiude l’anima del Veneto: semplice e sontuoso, umile e nobile. Un piatto che ora diventa anche marchio identitario, voce ufficiale del territorio, grazie all’iniziativa “Sentorisi Sentobisi”, presentata martedì 6 maggio 2025 nella splendida cornice di Villa Loredan.

Il nome sembra una filastrocca uscita dalla memoria contadina: Sentorisi Sentobisi, cento risi e cento bisi, né più né meno. Un equilibrio perfetto tra i due ingredienti, una danza armoniosa che oggi si fa simbolo, progetto, visione.

Il Comune di Stra lancia così un marchio che vuole essere molto più di un’etichetta gastronomica: è un atto d’amore verso la tradizione, ma anche un trampolino per il futuro, tra cultura, turismo e valorizzazione commerciale.

«Con questo marchio vogliamo raccontare Stra non solo come un luogo, ma come un’identità – ha dichiarato il sindaco Andrea Salmaso –. È un passo importante per la valorizzazione del nostro patrimonio, che unisce storia, gusto e comunità.»

E il cuore di questa iniziativa batte forte grazie anche all’impegno del Distretto del Commercio “Stile e Qualità”, come spiega il vicesindaco Roberto Guzzonato: «Dal 17 maggio a fine luglio, ben quindici attività del territorio proporranno piatti ispirati ai risi e bisi, ciascuno secondo la propria creatività ma con una regola precisa: i sapori dei risi e dei bisi devono sentirsi davvero. Vogliamo che questa diventi una tradizione stabile, un appuntamento che celebri la nostra unicità.»


L’architettura del progetto porta anche la firma di Alice Angelon, consigliere delegato al Distretto del Commercio: «Abbiamo favorito un dialogo concreto tra pubblico e privato, coinvolgendo ristoranti, bar, pizzerie, gelaterie. È un modo per rilanciare non solo il piatto, ma tutto il nostro tessuto economico e turistico.»

Accanto agli amministratori, c’è anche chi ha dato voce alla profondità storica del piatto. Lo storico dell’alimentazione Leopoldo Simonato ha ricordato che risi e bisi non è semplicemente una ricetta: «È il risultato di un equilibrio costruito nei secoli, un connubio tra l’ingegno agricolo, la presenza delle ville venete e la fertilità delle terre lungo il Brenta. Veniva offerto al Doge della Serenissima, ma nasce qui, a Stra, tra i broli e le risaie irrigate dalle acque del fiume.»

E poi, tra tutti questi interventi istituzionali e storici, è risuonata una voce narrante, quella di Michele Pigozzo, che ha intrecciato il racconto della leggenda con il senso profondo del progetto.

«Si narra – racconta Pigozzo – che Alvise Mocenigo, Doge amato e illuminato, trovasse conforto nella quiete dei campi di Sant’Erasmo. Ogni anno, al ritorno della primavera, osservava con gratitudine il miracolo della natura: distese di piselli brillanti come smeraldi sotto il sole nascente. Ma un anno, un gelo improvviso minacciò quel dono. Fu allora che il Doge fece voto a San Marco: se la terra avesse ancora donato i suoi frutti, egli avrebbe creato un piatto per onorarlo, simbolo di rinascita e gratitudine. Il miracolo avvenne, e con esso nacque il risi e bisi: non una semplice minestra, né un risotto, ma una carezza vellutata, un abbraccio di primavera in ogni boccone.»


E proprio su questo gesto simbolico si fonda oggi il significato di Sentorisi Sentobisi. «Con questa espressione vogliamo che ogni piatto parli chiaro – prosegue Pigozzo –. I sapori devono sentirsi davvero: niente trucchi, niente sovrastrutture. Solo la verità dei campi e della cucina. Una sincerità che diventa identità.»

E in effetti, tutto a Stra racconta: dalle ville nobiliari come Villa Pisani e Villa Foscarini Rossi, al museo della calzatura che narra di artigiani e manifatture d’eccellenza, fino alla via d’acqua del Brenta, solcata da battelli e storie. Sentorisi Sentobisi non è solo un progetto culinario: è un mosaico in cui ogni tassello è cultura viva.

Un invito, dunque, a sedersi a tavola e ascoltare.

Se sentite il riso. Se sentite i bisi.

Allora siete nel cuore di Stra. E del Veneto più vero.

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