“La Corte dei conti ha evidenziato che, dei 51,9 milioni di euro stanziati per il recupero delle liste d’attesa, 28,9 milioni sono stati destinati alla sanità privata convenzionata, mentre solo 23 milioni al comparto sanitario pubblico per finanziare le prestazioni aggiuntive. Una distribuzione che non condividiamo. Pur riconoscendo il ruolo integrativo del privato accreditato, è infatti necessario invertire la rotta e puntare con decisione sul rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale”. Lo dice la consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione sanità dell’assemblea legislativa veneta Anna Maria Bigon che sottolinea: “I medici e gli operatori del sistema pubblico sono oggi sottopagati rispetto alla media europea e la fase di recupero delle liste d’attesa è un’opportunità concreta per riconoscere il loro impegno, anche attraverso l’erogazione di indennità per attività aggiuntive fuori orario. Non solo: la Corte dei conti ha anche rilevato come le autorizzazioni all’assunzione di circa mille unità siano insufficienti rispetto al fabbisogno reale. Come si può autorizzare solo un quarto delle assunzioni dei medici necessarie? Se i bandi risultano deserti, bisogna domandarsi il perché. La risposta è chiara: le condizioni contrattuali e retributive offerte non sono attrattive. Serve un cambio di passo, servono bandi seri, competitivi e risorse mirate al rilancio del pubblico”. “Un sistema sanitario equo ed efficiente si costruisce valorizzando il personale pubblico – conclude Bigon – e garantendo stabilità, motivazione e un giusto riconoscimento professionale ed economico. E non aumentando progressivamente il ricorso al privato accreditato. Non possiamo permetterci di indebolire il nostro sistema sanitario pubblico. Dobbiamo metterlo in sicurezza”.
