PADOVA : QUESTORE EMETTE DUE DASPO PER 5 ANNI A CARICO DI DUE CALCIATORI DEL SAN GIORGIO IN BOSCO, PER LE OFFESE DI DISCRIMINAZIONE RAZZIALE PRONUNCIATEDURANTE LA PARTITA DI CALCIO REAL PADOVA – SAN GIORGIO .

Si tratta del terzo episodio in poco più di un anno, che vede il verificarsi di atti di discriminazione razziale nei campi sportivi di categorie minori. Il precedente lo scorso 29 settembre,allorquando sono state proferite offese razziste all’assistente dell’arbitro durante l’incontro Nuovo Monselice – Torre valevole per il campionato di Promozione – girone C. Anche in quellacircostanza, a seguito dell’attività d’indagine della DIGOS, sono stati denunciati due tifosi alla Procura della Repubblica per i reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale ed è stato notificato loro un D.A.Spo per la durata di anni 5 emesso dal Questore di Padova a loro carico.
In un’altra occasione, poco più di un anno fa, è stato denunciato dalla DIGOS il papà di un giocatore che, durante la partita di basket Under 17 tra il CAMIN ed il CITTADELLA BRENTA GUNNERS aveva minacciato l’arbitro, una diciassettenne, proferendo nei suoi confronti frasi omofobe, tra le quali “devi fare la fine di quella di Vigonovo”, alludendo al femminicidio di Giulia Cecchettin. Anche in quella circostanza all’autore del gesto è stato notificato un D.A.Spo per la durata di 5 anni emesso dal Questore di Padova a suo carico.
Sul punto il Questore della provincia Marco Odorisio ha evidenziato come “occorre una riflessione da parte di tutti su quanto accaduto. Si tratta del terzo episodio verificatosi in poco più di un anno, in campi e contesti di gioco caratterizzati da giovanissimi sportivi, il cui agire dovrebbe essere ispirato unicamente allo spirito della sana rivalità e competizione, nel rispetto delle regole e soprattutto del prossimo, anche se avversario nella gara. Umanamente l’auspicio è che questi ragazzi si rendano conto della gravità delle loro condotte, acquisendo quella fondamentale consapevolezza del disvalore sociale del loro agire, affinchè non abbiano a ripeterlo, e che, quantomeno, maturino un senso di ravvedimento per il proprio errore che li determini almeno a scusarsi con le vittime”.